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Mackenzie annuì, sapendo che era giunto il momento di giocare la carta migliore. “Ecco, mi dispiace molto dover essere io a dirglielo, ma Ellis è stata trovata assassinata martedì sera. Stiamo cercando di scoprire chi sia stato e, come sono certa capirà, dovevamo indagare su chiunque avesse passato del tempo con lei di recente. Soprattutto i volontari che non sono fissi nella struttura.”
“Oh mio Dio” disse Robbie, sbiancando in volto.
“Prima della signora Ridgeway c’è stata un’altra vittima in una casa di cura a Treston, in Virginia. Lei è mai stato là?”
Robbie annuì. “Sì, ma solo due volte. Una era per i servizi sociali che facciamo attraverso Liberty, la mia università. Ho dato una mano a rimodernare la cucina e progettare i giardini. Un mese o due più tardi sono tornato per aiutare come potevo. Per lo più solo per aiutare gli ospiti a socializzare.”
“Quando?”
Lui ci rifletté, ancora scosso per la notizia del duplice omicidio. “Quattro anni fa, direi. Facciamo anche quattro e mezzo.”
“Ricorda di aver conosciuto un uomo di nome Kenneth Able quando era là? Anche lui è stato ucciso di recente.”
Parve di nuovo perso nei proprio pensieri. Gli occhi sembravano congelati. “Il nome non mi dice niente, ma questo non significa che non abbia mai parlato con lui mentre ero là.”
Mackenzie annuì, sempre più certa che Robbie Huston non fosse affatto un assassino. Non poteva esserne certa, ma le sembrò di vedere le lacrime velargli gli occhi, mentre finiva di bere il caffè che le aveva offerto.
Meglio essere prudenti però, pensò.
“Signor Huston, sappiamo per certo che la signora Ridgeway è stata uccisa a meno di un chilometro dalla Wakeman, tra le 19:05 e le 21:40 di martedì. Ha un alibi per quell’ora?”
Vide che per la terza volta si perdeva nei propri pensieri, poi però iniziò ad annuire lentamente. “Ero qui, nel mio appartamento. Ero impegnato in una conferenza telefonica con altre tre persone. Stiamo cercando di avviare una piccola organizzazione per aiutare i senzatetto qui e in altre città vicine.”
“Può provarlo?”
“Posso farle vedere da dove ho effettuato l’accesso. Credo anche che uno degli altri prenda un sacco di appunti sulle chiamate. Di sicuro avrà trascrizioni delle conversazioni con indicato l’orario e cose del genere.” Stava già andando verso il computer portatile che era su una scrivania davanti ad una delle finestre. “Ecco, se vuole le faccio vedere.”
Adesso Mackenzie era sicura che Robbie Huston fosse innocente, ma voleva accertarsene. Visto il modo in cui la notizia lo aveva sconvolto, voleva anche fargli sentire di essere stato utile. Così guardò da dietro la sua spalla mentre apriva il sito, effettuava l’accesso e apriva la cronologia delle ultime settimane. Vide che aveva detto la verità: aveva preso parte alla videoconferenza dalle 18:45 alle 22:04 di martedì.
Ci mise meno di cinque minuti a mostrarle gli appunti e le trascrizioni.
“La ringrazio davvero per il suo aiuto, signor Huston” gli disse.
Lui annuì, accompagnandola alla porta. “Due persone non vedenti...” disse cercando di capacitarsene. “Perché qualcuno dovrebbe fare una cosa simile?”
“È quello che sto cercando di scoprire” disse lei. “La prego di chiamarmi se le venisse in mente qualcos’altro di utile” aggiunse lasciandogli un biglietto da visita.
Lui lo prese, la salutò con un lento cenno della mano e chiuse la porta. Mackenzie si sentì come se avesse appena informato dell’omicidio i parenti della vittima, non un bravo ragazzo che sembrava avere davvero a cuore entrambe le vittime.
Quasi lo invidiava... provare sincero dispiacere per degli sconosciuti. Ultimamente vedeva i morti solo come cadaveri – ammassi di carne senza nome, ricchi di potenziali indizi.
Non era il modo migliore di vivere la sua vita, lo sapeva. Non poteva permettere che il lavoro cancellasse in lei la compassione. O la sua umanità.
CAPITOLO SETTE
Mackenzie accostò davanti alla casa per non vedenti di Treston alle 11:46, impiegandoci meno tempo di quanto avesse previsto il navigatore. Una volta davanti all’edificio, però, Mackenzie ricontrollò che l’indirizzo che Clarke le aveva fornito fosse giusto. La casa di cura sembrava troppo piccola, non era più grande di un negozio. Era situata nella parte più occidentale di Treston, che, anche se molto più grande di Stateton, non era comunque nulla di eccezionale. Anche se la città era molti passi avanti rispetto allo squallore provinciale di Stateton, aveva solo due semafori. L’unica cosa che la rendeva più urbana era il McDonald’s su Main Street.
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