Una Ragione per Nascondersi

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Era una domanda su cui aveva già riflettuto. E nella sua mente, la risposta era la prova che avevano davanti un serial killer.
Perché vuole che la gente veda il suo operato. È orgoglioso e probabilmente anche un po’ arrogante.
Probabilmente era anche una persona intelligente. L’uso della nebbia per nascondersi indicava che aveva pianificato bene gli eventi. Doveva aver controllato il meteo con cura per assicurarsi che ci fosse abbastanza foschia. Doveva anche conoscere relativamente bene la zona. La sua pianificazione doveva essere stata meticolosa.
E il fuoco… doveva conoscere bene il fuoco. Per bruciare un corpo tanto accuratamente senza annerire o danneggiare altrimenti le ossa serviva pazienza e dedizione. L’assassino doveva davvero sapere molto sul fuoco e sul processo dell’incenerimento.
Incenerimento, pensò. Fuoco.
Mentre studiava la scena del crimine e immaginava l’assassino in piedi al suo posto, sentì che le stava sfuggendo qualcosa, un indizio cruciale che le stava proprio sotto il naso. Ma tutto ciò che riusciva a vedere era la zona paludosa e fangosa in fondo alla proprietà, insieme al piccolo riquadro di spazio dove una povera vittima era stata abbandonata come se non fosse stata altro che un comune mucchio di spazzatura.
Si guardò di nuovo intorno nel lotto vuoto e si chiese se il luogo del ritrovamento dei resti non fosse importante quanto credeva. Se l’assassino usava il fuoco come mezzo per inviare un messaggio a qualcuno (alla vittima o alla polizia), forse era su quello che avrebbe dovuto concentrarsi.
Mentre un’idea iniziava a prendere forma nella sua mente, tirò fuori il cellulare e chiamò il taxi più vicino per farsi portare via di lì. Dopo la chiamata e aver richiesto il taxi, guardò tra i suoi contatti e fissò il nome della figlia per cinque secondi.
Mi dispiace così tanto, Rose, pensò.
Premette CHIAMA e si portò il cellulare all’orecchio, mentre il suo cuore andava in mille pezzi.
Rose rispose al terzo squillo. Subito sembrò felice. Avery sentì della musica che risuonava fioca in lontananza, si immaginò la figlia che si preparava per il loro pomeriggio insieme e si odiò un po’.
“Ehi, mamma,” disse Rose.
“Ehi, Rose.”
“Che succede?”
“Rose…” iniziò. Sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Guardò il lotto abbandonato alle sue spalle, cercando di convincersi che doveva farlo e che un giorno, Rose avrebbe capito.
Senza che Avery aggiungesse un’altra parola, Rose apparentemente colse il senso della chiamata. Emise una breve risatina amara. “Perfetto,” disse la ragazza, senza più gioia nella voce. “Mamma, mi stai prendendo per il culo?”
Avery aveva già sentito imprecare la figlia ma quella volta fu una pugnalata al petto perché se lo meritava.
“Rose, mi hanno affidato un caso. È una brutta faccenda e io devo…”
“Lo so che cosa devi fare,” la interruppe Rose. Non gridò. Quasi non alzò nemmeno la voce. E in qualche modo, ciò rese tutto peggiore.
“Rose, non posso farci niente. Non mi aspettavo di certo che succedesse una cosa del genere. Quando mi sono organizzata con te, pensavo che avrei avuto un paio di giorni liberi. Ma è spuntata questa faccenda e… beh, le cose cambiano.”
“Immagino che succeda, a volte,” disse Rose. “Ma non con te. Con te, le cose sono sempre le stesse… quando si tratta di me, per lo meno.”
“Rose, questo non è giusto.”
“Non cercare neanche di dirmi che cosa è o non è giusto! Sai che c’è, mamma? Lasciamo perdere. Questa volta e qualsiasi altra volta ti venga in mente di giocare alla Buona Madre in futuro. Si vede che non è destino.”
“Rose…”
“Lo capisco, mamma, davvero. Ma tu ti rendi conto di quanto faccia schifo avere una donna come te per madre… una donna forte con un lavoro impegnativo? Una donna che rispetto moltissimo… ma che continua a deludermi, una volta dopo l’altra?”
Avery non sapeva che cosa dire. E non avrebbe avuto importanza, perché Rose non ne poteva più.
“Ciao, mamma. Grazie comunque per avermi avvisata in anticipo. Meglio così che se mi avessi dato buca, immagino.”
“Rose, io…”
La linea cadde.
Avery infilò il cellulare in fondo alla tasca e fece un respiro profondo. Dall’occhio destro le scivolò un'unica lacrima lungo una guancia e se l’asciugò il più rapidamente possibile. Poi camminò deliberatamente verso l’area che quella mattina era stata cordonata con il nastro della scena del crimine e la fissò a lungo.
Fuoco, pensò. Forse è più di qualcosa che il killer usa per colpire. Forse è simbolico. Forse è il fuoco l’indizio più importante.
E quindi mentre aspettava l’arrivo del taxi, pensò al fuoco e a che genere di persona avrebbe potuto usarlo per inviare un messaggio. Era difficile riuscire a comprenderlo, dato che conosceva molto poco della piromania.
Devo parlare con qualcun altro di questa faccenda, rifletté.
E con quel pensiero tirò fuori il cellulare e chiamò il quartier generale dell’A1. Chiese di farsi passare Sloane Miller, la psicologa dell’A1 e strizzacervelli di fiducia per gli agenti e i detective del distretto. Se qualcuno poteva capire la mente di un assassino con il fuoco nel cervello, quella era proprio Sloane.
CAPITOLO SETTE
Avery tornò al quartier generale dell’A1 mezz’ora più tardi. Una volta entrata, non prese l’ascensore fino al suo ufficio. Invece rimase al primo piano e si incamminò verso il fondo dell’edificio. Era già stata lì, quando le era stato ordinato di parlare con Sloane Miller, la psicologa del dipartimento, durante il suo ultimo difficile caso, e aveva avuto su di lei un effetto che ancora non aveva compreso appieno. Ma in quel momento stava andando dalla psicologa per altri motivi… per avere accesso alla mente dell’assassino. Essendo nel suo elemento, quella visita le sembrò più rilassata.
Arrivò all’ufficio di Sloane e fu sollevata di trovare la porta socchiusa. Sloane non aveva un’agenda di appuntamenti vera e propria, per le forze dell’ordine era più una risorsa del tipo ‘chi prima arriva meglio alloggia’. Quando Avery bussò alla porta, sentì che la psicologa stava scrivendo qualcosa al suo portatile.
“Entri pure,” disse Sloane.
Avery obbedì, sentendosi molto più a suo agio rispetto all’ultima volta che aveva visto l’altra donna. Lì nel suo ufficio, invece che nell’area simile a un atrio in cui accoglieva i pazienti, le cose erano un po’ più formali.
“Ah, detective Black,” disse Sloane con sincero piacere quando alzò lo sguardo dal portatile. “È bello rivederla! Sono stata molto felice di avere sue notizie, quando mi ha chiamata. Come è stata?”
“Le cose vanno bene,” disse Avery. Ma dentro di sé sapeva che Sloane avrebbe colto al volo l’occasione di analizzare i suoi problemi con Rose e la sua complicata relazione con Ramirez.
“Che cosa posso fare per lei oggi?” chiese Sloane.
“Beh, speravo di avere la sua opinione su un particolare tipo di personalità. Sto seguendo un caso su un uomo che siamo abbastanza certi appicchi il fuoco alle sue vittime. Ha lasciato solo ossa e ceneri sulla scena del crimine, ossa pulite, senza bruciature o danni. C’era anche una pila di ceneri e un odore chimico nell’aria… che veniva proprio dalle ceneri, credo. È chiaro che sa quello che fa. Sa come bruciare un corpo, e mi sembra una conoscenza piuttosto specifica da avere. Ma non credo che stia usando il fuoco solo come mezzo per le sue azioni. Ho bisogno di capire che genere di persona non solo userebbe il fuoco in questo modo ma ne farebbe anche un gesto simbolico.”
“L’idea che stia usando il fuoco come una specie di simbolo è una deduzione interessante,” commentò Sloane. “In un caso come questo, le garantisco che certamente è così. Tutto sommato, credo che abbia a che fare con qualcuno che ha un interesse o magari persino dei precedenti come piromane. Forse ha avuto un lavoro o un hobby che includeva il fuoco. Ci sono studi che confermano con certezza che persino i ragazzini affascinati dai fuochi da campo e dai fiammiferi hanno un tendenza verso la piromania.”
“Mi può dire qualcosa su questo genere di personalità che potrebbe aiutarci a catturare il nostro uomo il prima possibile?”
“Certo, posso provarci,” rispose Sloane. “Prima di tutto, dovrebbe avere dei problemi mentali, ma niente di troppo serio. Potrebbe essere qualcosa di semplice come una tendenza agli scoppi d’ira anche nelle situazioni più innocue. È anche probabile che sia poco istruito. La maggior parte dei piromani seriali non ha finito il liceo. Alcuni lo vedono come un modo per ribellarsi a un sistema che non riescono a capire, come quella frase stupida su ‘certi uomini che vogliono solo vedere bruciare il mondo.’ Altri dicono che appiccare incendi sia un atto di vendetta ma non riescono mai a definire contro cosa si stiano vendicando.
“Di solito si sentono isolati o separati dal resto del mondo. Quindi è molto probabile che stiate cercando un uomo single o in un matrimonio senza amore. Mi aspetterei che vivesse in una piccola casa—probabilmente passa molto tempo in un suo studio, nello scantinato o in un garage di qualche tipo.”
“E che cosa succede quando si unisce tutto questo a qualcuno che ovviamente non ha problemi con l’uccidere le persone?”
“Così diventa un po’ più difficile,” ammise Sloane. “Ma credo che valgano le stesse regole. I piromani di solito vogliono che la gente veda che cosa hanno fatto. Appiccare incendi è un modo per attirare l’attenzione. Ne sono quasi orgogliosi, come se fosse una loro opera. Per quel che riguarda l’abbandono dei resti del tuo sospettato… quello è strano. Immagino che si potrebbe collegare al fatto che i piromani visitano la scena dei loro incendi per vedere i pompieri che li spengono. I piromani guardano il duro lavoro dei pompieri e pensano che sia merito loro—in un qualche senso di essere loro a controllare i pompieri.”
“Quindi crede che il nostro sospettato potrebbe essere ancora nelle vicinanze, a guardarci?”
Sloane ci rifletté su per un momento e poi scrollò le spalle. “È di certo una possibilità. Tuttavia la precisione con cui dice che ha bruciato i corpi—fino all’osso—mi fa pensare che quest’uomo sia anche paziente e organizzato. Non credo che farebbe qualcosa di così sciocco come tornare sulla scena del crimine.”
Paziente e organizzato, pensò Avery. Si adatta bene alla pianificazione accurata e all’uso della nebbia come copertura per arrivare alle sue vittime e lasciarne i resti.
Rifletté sul modo in cui le ossa erano state praticamente messe in bella mostra, sconvolgenti e palesi quasi quanto un violento incendio.
“Ha già delle idee sul caso?” domandò Sloane.
“Credo che si tratti di un serial killer. Per quel che ne sappiamo questa è la sua prima vittima, ma il modo sfacciato in cui l’ha lasciata in mostra mi infastidisce. E non solo, c’è molta organizzazione nel procedimento di rapire una persona, bruciarla al punto giusto e lasciarne i resti in una maniera specifica. È ovvio che sia opera di qualcuno con gravi tendenze omicide.”
“Sono d’accordo,” affermò Sloane.
“Vorrei solo che gli uomini con cui lavoro fossero intelligenti quanto lei,” commentò Avery con un ghigno.
“E lei come sta, ultimamente, Avery? Niente stupidaggini, per favore.”
“Sto bene, davvero, tutto considerato. Per la prima volta nella mia vita, i miei problemi sembrano quasi normale amministrazione rispetto al passato.”
“Che genere di problemi normali?” insistette Sloane.
“Problemi con mia figlia. Una relazione confusa con un uomo.”
“Ah, i rischi di essere una donna impegnata con il lavoro.”
Avery sorrise, ma percepì l’avvicinarsi di una conversazione più profonda. Fu per quello che sospirò dentro di sé, quando nello stesso istante il suo telefono squillò. Lo prese dalla tasca e vide il numero di Connelly. “Devo proprio rispondere.”
La psicologa annuì.
Avery uscì dall’ufficio e rispose alla chiamata nel corridoio.
“Black, non montarti la testa, ma avevi ragione. Ci sono tornare indietro le impronte dentali dei resti. Ci hai preso. La vittima si chiama Keisha Lawrence. Aveva trentanove anni e viveva a un chilometro dalla zona del ritrovamento.”
“Che altro sappiamo?” chiese Avery, ignorando i complimenti.
“Abbastanza da aumentare leggermente la pressione su questa faccenda,” rispose lui. “Ho messo un paio di uomini a lavoro ma per ora siamo certi che non avesse famiglia in zona. L’unica persona sospetta che abbiamo è il ragazzo, oltre a lui aveva solo la madre che è morta da poco.”
“Qualcuno ha già parlato con il ragazzo?”
“Se ne sta occupando un agente proprio in questo momento. Nel frattempo ho controllato la sua fedina. Il bastardo ha dei precedenti per violenza domestica e risse nei bar. Un vero gentiluomo, questo tizio.”
“Vuoi che dopo il tuo agente vada a parlarci anche io?”
“Sì… vai a interrogare questo verme. Io chiamo Ramirez e lo libero dalla faccenda al Boston College. È tutto tuo per il resto della giornata.”
Aveva forse colto del sarcasmo nella sua voce? Era abbastanza sicura di sì. Quello, oppure stava diventando paranoica.
La tua vita sessuale non è così importante, pensò. Datti una calmata.
“Datti una mossa, Black,” aggiunse Connelly. “Prediamo questo tizio prima di ritrovarci con un’altra pila di ossa.”
Avery chiuse la chiamata e si affrettò verso il garage per prendere un’auto. Pensò a ciò che aveva detto Sloane sui piromani che spesso guardavano i pompieri al lavoro, sentendosi come se in un qualche modo li stessero controllando.
Forse dobbiamo aggiungere ‘potenziale guardone’ alla lista delle probabili caratteristiche del sospettato, pensò.
Per quel che riguardava il fatto che volessero controllare la gente che lavorava che capire i loro crimini… Avery Black non era un pompiere e di certo non si sentiva controllata da nessuno.
Uscì rapidamente dal garage, e le sue ruote emisero un breve e soddisfacente stridio di trazione mentre prendeva velocità. Il ragazzo di Keisha Lawrence era la loro prima pista sul caso e Avery voleva andare a trovarlo prima di chiunque altro.
CAPITOLO OTTO
Avery parcheggiò davanti all’appartamento del ragazzo proprio mentre Ramirez scendeva dall’auto di fronte a lei. Il partner le lanciò un sorriso che le apparve diverso dal solito. Che volesse ammetterlo o meno, il loro legame stava diventando molto più profondo della normale partnership prevista dal lavoro.
“Come andavano le cose al college?” chiese Avery quando si incontrarono davanti alla gradinata del palazzo.
“Una noia. Una protesta o una stupidaggine di quel tipo. Quindi, come è la situazione qui?”
“Fidanzato con la fedina penale sporca. Il tipo con accuse per violenza domestica. Ho ricevuto una chiamata mentre venivo qui, mi hanno avvisata che è diventato quasi aggressivo con gli agenti che gli hanno dato la notizia.”
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