- -
- 100%
- +
“Ma ovviamente,” Tyler disse, “non varchiamo la soglia per quanto riguarda l'accoppiamento. Molti di loro vorrebbero le nostre abilità di vampiri, ma Aiden ha delle regole severe in merito al tramutare gli umani. Allora, sono rassegnati al fatto che non diventeranno mai come noi. Noi viviamo e ci addestriamo insieme in armonia. Noi affiniamo le loro abilità, facendoli andare oltre quanto qualsiasi umano potrebbe mai sognare. E loro ci offrono rifugio e protezione. Hanno un arsenale di armi con la punta d'argento, e se un covo rivale dovesse mai attaccare, sarebbero pronti a difenderci.”
“Un castello?” Scarlet chiese improvvisamente. “Un vero castello?”
Taylor guardò in basso ed esplose in un grande sorriso. Si avvicinò e prese la mano libera di Scarlet, mentre camminavano.
“Sì, tesoro. Ti ci stiamo portando adesso. Infatti,” lei disse, mentre passavano intorno ad una collina, e puntò il dito, “è proprio laggiù.”
Tutti si fermarono a guardare, e Caitlin rimase stupefatta dinnanzi a ciò che vide. Davanti a loro, c'era un paesaggio esteso composto da ondeggianti colline, monti, laghi e, a distanza, inerpicato su una piccola scogliera, c'era un antico castello, posto sulla riva di un grande lago.
“Il Castello di Dunvegan,” Taylor annunciò. “Dimora dei re scozzesi per secoli.”
“WOW!” Scarlet gridò. “Mammina, andiamo a vivere in un castello!”
Caitlin non poté fare a meno di sorridere, così come gli altri, visto che l'entusiasmo di Scarlet era contagioso.
“Può venire anche Ruth!?” Scarlet chiese. Caitlin guardò Taylor, che annuì. “Naturalmente, tesoro.”
Scarlet urlò per la gioia, abbracciando Ruth, ed il gruppo si precipitò lungo il pendio, verso il castello distante.
Appena Caitlin scrutò il castello, percepì che alcuni segreti si celavano dietro le sue mura, segreti che potevano aiutarla nella ricerca di suo padre. Ancora una volta, sentiva di trovarsi esattamente nel posto giusto.
“Aiden è qui?” Caitlin domandò a Tyler.
“E' ciò che ci chiediamo da un po',” Tyler rispose. “Non lo vedo da settimane. Talvolta sparisce per un po' di tempo. Sai com'è fatto.”
Caitlin infatti lo sapeva. Ripensò a tutte le volte, a tutti i luoghi in cui era stata con loro. Aveva disperatamente bisogno di parlare con lui ora, di saperne di più sul motivo per cui erano finiti in quel luogo e in quell'epoca, di sapere se Sam e Polly stessero bene, e di sapere qualcosa riguardo all'ultima chiave —e soprattutto, se suo padre era lì ora. Aveva così tante domande che non vedeva l'ora di porgli. Del tipo, che cosa è successo a Londra prima che fossero tutti rispediti indietro? Kyle era riuscito a sopravvivere?
Appena si avvicinarono al castello, Caitlin guardò in alto e ne ammirò l'architettura—si ergeva per quindici metri, e si estendeva su molti livelli, in forma rettangolare, con diverse torri quadrate e balaustre. Si ergeva maestoso e orgoglioso sulla cima di una scogliera, affacciandosi sul vasto lago e il cielo aperto, e a differenza degli altri castelli, era luminoso e arioso, con dozzine di finestre. Il suo approccio era impressionante, con un ampio viale pietroso che conduceva ad un cancello principale e un imponente accesso ad arco. Quello non era chiaramente un posto a cui ci si poteva facilmente avvicinare, e non appena Caitlin guardò verso l'alto, scorse delle guardie umane su tutte le torri, sorvegliarli come un falco.
Quando si avvicinarono all'entrata, si sentirono improvvisamente squillare delle trombe, seguite da un calpestio di zoccoli di cavalli.
Caitlin si voltò. Galoppando all'orizzonte, precipitandosi verso di loro, c'erano dozzine di guerrieri umani, che indossavano le armature. A guidarli, c'era un uomo dal portamento solenne, tutto coperto di pellicce, con una grande barba arancione, affiancato da assistenti, e con l'atteggiamento di un re. I tratti del suo viso erano delicati, e sembrava il tipo di uomo che sorrideva facilmente. Era accompagnato da un enorme entourage di guerrieri, e Caitlin si sarebbe agitata, se Taylor e Tyler non fossero stati così rilassati. Chiaramente, si trattava di amici.
Appena i soldati si fermarono davanti a loro, disponendosi in due file separate, Caitlin si fermò, scioccata.
Lì, al centro del gruppo, stavano smontando da cavallo le due persone che più amava al mondo. Non riuscì a crederci. Sbattè le palpebre diverse volte. Erano davvero loro.
Davanti a lei, sorridenti, c'erano Sam e Polly.
*Caitlin e Sam si fecero avanti, dinnanzi ai due grandi gruppi di guerrieri, e s'incontrarono un un grosso abbraccio. Caitlin si sentì così sollevata a stringere suo fratello, abbracciarlo, vedere e sentire che era vivo, e che si trovava davvero lì. Poi, passò ad abbracciare Polly, subito seguita da Caleb, che si fece avanti a sua volta e diede un grande abbraccio a Sam e Polly.
“Polly!” Scarlet gridò, appena le su avvicinò, con Ruth che abbaiava al suo fianco. Polly s'inginocchiò e le diede un grande abbraccio, prendendola in braccio.
“Non pensavo che ti avrei rivisto!” Scarlet disse.
Polly sorrise. “Non ti libererai di me così facilmente!”
Ruth abbaiò, e Polly s'inginocchiò ad abbracciare anche lei, mentre Sam abbracciava Scarlet.
Caitlin si beò nel caldo abbraccio di tutta la sua famiglia e dei suoi cari, finalmente riuniti. Ripensò a Londra, a tutti loro malati e morenti, a quando non poteva neppure immaginare che una scena come quella si potesse realizzare. Si sentì così grata che tutto sembrasse essere tornato al proprio posto, e si meravigliò di quante vite avesse già vissuto. Questo le fece provare gratitudine nei confronti della propria immortalità. Non poteva immaginare che cosa avrebbe fatto con una sola vita.
“Che cosa vi è successo?” Caitlin chiese a Sam. “L'ultima volta che vi ho visto, mi avevate promesso che non avreste lasciato il capezzale di Caleb e Scarlet. E quando sono tornata, non c'eravate più.”
Caitlin era ancora arrabbiata per il loro tradimento.
Sam e Polly abbassarono lo sguardo, colmi di vergogna.
“Mi dispiace tanto,” Sam disse. “E' stata colpa mia. Polly è stata rapita, e sono andato a salvarla.”
“No, la colpa è mia,” Polly disse. “Sergei aveva detto che c'era una cura, e che dovevo seguirlo per ottenerla. Sono stata così stupida da credergli. Ho pensato che li avrei salvati. Ma non ho mantenuto la promessa che ti avevo fatto. Riuscirai mai a perdonarmi?”
“E me?” Sam chiese.
Caitlin guardò i loro volti e vi scorse un'assoluta sincerità. Una parte di lei era ancora delusa che fossero venuti meno alla parola data, lasciando Scarlet e Caleb così vulnerabili ad un attacco. Ma un'altra parte di lei, quella che si stava evolvendo, le stava dicendo di perdonarli completamente e lasciarsi tutto alle spalle.
Fece un respiro profondo, e si concentrò sul lasciarsi tutto alle spalle. Espirò e annuì.
“Sì, vi perdono entrambi,” lei disse.
I due sorrisero.
“Tu dovresti perdonarli,” Re McCleod disse improvvisamente, smontando da cavallo e dirigendosi verso di loro, “ma io non li perdono per aver imbarazzato i miei uomini in quel modo!” lui disse, esplodendo in una sonora risata. “Specialmente Polly. Voi due avete messo i miei migliori guerrieri in imbarazzo. Chiaramente, abbiamo molto da imparare da voi, così come abbiamo imparato da altri. Vampiri contro umani. Mai imparziale,” lui disse, scuotendo la testa, ridendo di nuovo di cuore.
McCleod si fece avanti e si avvicinò a Caitlin e Caleb. A Caitlin lui piacque immediatamente. Sorrideva facilmente, aveva una risata profonda e confortante, e sembrava mettere tutti quelli che lo circondavano a proprio agio.
“Benvenuti sulla nostra isola,” lui disse, avvicinandosi, prendendo la mano di Caitlin e baciandola mentre si inchinava. Poi, si spostò avvicinandosi a Caleb, e strinse con calore la sua mano tra le sue. “L'Isola di Skye. Non esiste un altro posto simile sulla terra. Dimora dei più grandi guerrieri. Questo castello appartiene alla mia famiglia da centinaia di anni. Resterete con noi. Aiden ne sarà entusiasta. Così come i miei uomini. Vi dò ufficialmente il benvenuto!” disse con un urlo, e tutti i suoi uomini esultarono.
Caitlin fu sopraffatta dalla sua ospitalità. Non sapeva affatto come rispondere.
“E' un grande piacere,” lei disse.
“E noi vi ringraziamo per la vostra cortesia,” Caleb disse.
“Sei un re?” Scarlet si fece avanti e domandò. “C'è una vera principessa qui?”
Il sovrano guardò in basso, ed esplose in una fragorosa risata, più forte e profonda di prima. “Ecco ora, io sono un re, effettivamente sì—ma temo che qui non ci sia alcuna principessa. Solo noi uomini. Ma forse tu potrai porvi rimedio, bellezza mia!” disse con una risata, e fece due passi avanti, sollevò Scarlet, e la fece girare. “E quale sarebbe il tuo nome?”
Scarlet arrossì, diventando improvvisamente timida.
“Scarlet,” lei disse, abbassando lo sguardo. “E lei è Ruth,” proseguì, indicando verso il basso.
Ruth abbaiò, come in segno di risposta, e McCleod mise la bambina giù, con una risata e accarezzò il pelo di Ruth.
“Sono certo che siate tutti affamati,” lui disse. “Al castello!” gridò. “E' ora di festeggiare!”
Tutti i suoi uomini gridarono, raggruppandosi, e dirigendosi verso l'entrata del castello. In quel momento, file di guardie scattarono sull'attenti.
Sam mise un braccio intorno alla spalla di Caitlin, e Caleb lo mise intorno alla spalla di Polly, e tutti camminarono insieme, diretti all'entrata del castello. Caitlin sapeva che non avrebbe dovuto, ma – nonostante tutto – si concesse di sperare ancora una volta di aver trovato una casa definitiva, un luogo nel mondo in cui tutti loro, finalmente, potessero vivere per sempre in pace.
CAPITOLO SEI
Fu il benvenuto più caldo e sontuoso che Caitlin avesse mai immaginato. Il loro arrivo segnò l'inizio di lunghi festeggiamenti. Avevano incontrato un membro del covo dopo l'altro, e lei vide volti che non vedeva non sapeva più da quanto tempo – Barbara, Cain e molti altri. Tutti erano seduti a pranzo, ad una grossa tavola da banchetto, nel caldo castello di pietra, con pellicce sotto i loro piedi, torce disposte lungo le pareti, con la legna scoppiettante nel camino, e i cani che correvano ovunque. La stanza sembrava calda ed accogliente, e Caitlin si rese conto che fuori faceva freddo – le avevano detto che era la fine di ottobre. 1350. Caitlin non riusciva a crederci. Era quasi a settecento anni indietro rispetto al secolo XXI.
Aveva sempre provato ad immaginare come potesse essere la vita in quell'epoca storica, ai tempi dei cavalieri, delle armature, dei castelli … ma non aveva mai immaginato nulla di lontanamente comparabile a quel che vedeva intorno. Nonostante il crudo cambiamento del paesaggio, l'assenza di cittadine o città, le persone erano molto amichevoli, molto intelligenti, molto umane. In molti modi, non sembravano molto diversi dalla gente del suo tempo.
Caitlin si sentì molto a casa in quel luogo e in quel tempo. Aveva trascorso delle ore a chiacchierare con Sam e Polly, ad ascoltare le loro storie, la loro versione di ciò che era accaduto in Inghilterra. Era rimasta sconvonta dall'aver appreso quanto fosse accaduto tra Sergei e Polly, e così orgogliosa di suo fratello per averla salvata.
E, per tutta la notte, non aveva potuto fare a meno di notare che Sam non staccava gli occhi da Polly. Da sorella maggiore, sentiva che un grande cambiamento era avvenuto dentro di lui. Finalmente sembrava più maturo, e, per la prima volta, realmente innamorato.
Tuttavia Polly, stavolta, sembrava un po' più sfuggente. Era più difficile per Caitlin comprenderla veramente, riguardo ai suoi sentimenti per Sam. Forse perché Polly era più prudente. O forse perché, stavolta, Polly ci teneva davvero. Caitlin poteva sentire, nel profondo, che Sam significava tanto per lei, e che stava facendo di tutto per non mostrare i suoi sentimenti, forse temendo di rovinare tutto. Caitlin notò anche che, di tanto in tanto, quando Sam distoglieva lo sguardo, Polly ne lanciava uno veloce verso di lui. Ma poi, distoglieva rapidamente lo sguardo, così che Sam non se ne accorgesse.
Caitlin sentiva, di là da ogni dubbio, che suo fratello e la sua migliore amica sarebbero diventati una coppia. L'idea la elettrizzò. E la divertiva che entrambi si sforzassero di negare ciò che stava accadendo tra loro – e che stessero persino provando a fingere che non ci fosse proprio nulla.
Al tavolo, erano anche seduti molti nuovi amici umani, e Caitlin incontrò così tante persone a cui si sentì vicina. Erano tutti guerrieri. Il re era seduto a capo tavola, circondato da dozzine dei suoi cavalieri. Per tutto il pomeriggio, tutti cantarono canzoni mentre bevevano, e risero forte, mentre raccontavano storie di battaglie, di spedizioni di caccia. Caitlin poté dire che quegli scozzesi fossero calorosi, amichevoli, ospitali, amassero bere, ed erano dei grandi raccontatori. E inoltre, erano anche molto nobili ed orgogliosi, nonché grandi guerrieri.
Il pasto ed i racconti durarono per ore, mentre il pranzo si estese fino a pomeriggio inoltrato. Le fiamme delle torce si estinsero, e furono riaccese. Dozzine di nuovi ciocchi furono aggiunti al maestoso camino in pietra; enormi brocche di vino furono sostituite. Infine, tutti i cani, esausti, si addormentarono sulle pellicce. Scarlet infine si addormentò sul grembo di Caitlin, mentre Ruth si accucciò accanto a Scarlet. Ruth era stata davvero sfamata, grazie a Scarlet, che le aveva dato una dose immensa di carne. Una dozzina di cani erano seduti intorno alla tavola, implorando per gli avanzi, ma ebbero tutti il buon senso di restare lontani da Ruth. E quest'ultima, contenta, non sembrava nemmeno interessata a litigare con loro.
Alcuni dei guerrieri, che si erano ingozzati di cibo e bevande, alla fine crollarono anche loro sui tappeti. Caitlin iniziò a vagare con la mente, ripensando ad altre epoche e altri luoghi, altre questioni. Iniziò a chiedersi quale sarebbe stato il suo prossimo indizio; se suo padre fosse stato in quel luogo e in quell'epoca; dove l'avrebbe condotta il suo prossimo viaggio. Gli occhi cominciarono a chiudersi, quando improvvisamente, sentì pronunciare il suo nome.
Era il re, McCleod, che si era rivolto a lei al di sopra del frastuono.
“E che cosa pensi, Caitlin?” lui chiese di nuovo.
Appena lo fece, la tavola gioiosa cominciò lentamente ad acquietarsi, mentre le persone si voltarono e guardarono verso di lei.
Caitlin si sentì imbarazzata, per non aver ascoltato la conversazione. Il re la guardò, come per attendere una risposta. Infine, l'uomo si schiarì la gola.
“Che cosa pensi del Sacro Graal?” lui le chiese nuovamente.
Il Sacro Graal? Caitlin si chiese. Di che cosa stavano parlando?
Lei non ne aveva idea. Non stava affatto pensando al Sacro Graal, e sapeva a malapena che cosa fosse. Ora avrebbe voluto aver ascoltato la loro conversazione. Provò a ricordare che cosa fosse, e ripensò ai racconti dell'infanzia, ai miti e alle leggende. Alle storie di Re Artù. Excalibur. Il Sacro Graal …
Lentamente, cominciò a rammentare. Se ricordava correttamente, si diceva che il Sacro Graal fosse un calice o una coppa, che conteneva un liquido speciale ….Sì, ora stava cominciando a ricordare. Alcuni avevano detto che il Sacro Graal contenesse il sangue di Cristo e che berlo avrebbe dato l'immortalità. Se ricordava bene, i cavalieri avevano trascorso centinaia di anni a cercarlo, rischiando le loro stesse vite, spingendosi fino agli angoli estremi del mondo. E nessuno ci era mai riuscito.
“Pensi che si riuscirà mai a trovarlo?” McCleod domandò ancora una volta.
Caitlin si schiarì la gola, l'intera tavola la guardava, come in attesa di una risposta.
“Um…” lei esordì, “non ci ho davvero mai pensato,” lei rispose. “Ma se esiste davvero…allora, non vedo perché non possa essere trovato.”
Ci fu un piccolo ruggito di approvazione da parte della tavola.
“Vedi,” McCleod disse ad uno dei suoi cavalieri. “Lei è un'ottimista. Anch'io credo che sarà trovato.”
“E' solo una leggenda,” disse un cavaliere.
“E che cosa farai quando lo troverai?” chiese un altro cavaliere. “Questa è la vera domanda.”
“Perché, diventerò immortale,” il re rispose, esplodendo in una sonora risata.
“Non ti occorre il Sacro Graal per quello,” esclamò un altro cavaliere. “Tutto ciò che ti occorre è essere tramutato.”
Un intenso silenzio cadde improvvisamente intorno al tavolo. Chiaramente, questo cavaliere aveva parlato troppo, uscendo fuori dal seminato ed aveva menzionato qualcosa che era un tabù. L'uomo abbassò la testa in segno di vergogna, riconoscendo di aver commesso un errore.
Caitlin vide l'improvvisa e cupa espressione di McCleod, e, in quell'istante, si rese conto che il re aveva disperatamente voglia di venire tramutato. E che detestava il fatto che il covo di Aiden non lo compiacesse. Chiaramente, quel cavaliere aveva toccato un tasto dolente nel rapporto tra le due razze.
“E com'è?” il re chiese ad alta voce, indirizzando la domanda a Caitlin, per qualche motivo. “L'immortalità?”
Caitlin si domandò perché lo avesse chiesto proprio a lei, tra tutti i vampiri presenti nella stanza. Non avrebbe potuto scegliere qualcun altro?
La ragazza ci rifletté. Com'era? Che cosa avrebbe potuto dire? Da un lato, amava l'immortalità, amava vivere in tutte quelle epoche e in tutti quei luoghi, ritrovare continuamente la sua famiglia ed i suoi amici, in ogni nuova epoca e in ogni nuovo luogo. Dall'altro, altre parti di lei ancora le facevano desiderare di avere una vita normale e semplice, di avere un approccio normale alle cose del mondo. Soprattutto, si trovò sorpresa di quanto l'immortalità sembrasse breve: da un lato, sembrava come vivere per sempre – ma dall'altro, aveva sempre la sensazione che non ci fosse mai abbastanza tempo.
“Non sembra così permanente quanto si immagina.”
Il resto della tavola annuì in segno di approvazione nei confronti della sua risposta.
McCleod si alzò immediatamente dalla sedia. Immediatamente, tutti si alzarono.
Proprio mentre Caitlin stava riflettendo tra sé e sé sullo strano scambio di battute, chiedendosi se lo avesse deluso, improvvisamente sentì la sua presenza dietro di sé. Si voltò, e lo vide lì.
“Tu sei più matura dei tuoi coetanei,” lui disse. “Vieni con me. E porta i tuoi amici. Devo mostrarti qualcosa. Qualcosa che ti sta aspettando da molto tempo.”
Caitlin fu sorpresa. Non aveva idea di che cosa potesse essere.
McCleod si voltò e avanzò fuori dalla sala; Caitlin e Caleb si alzarono, e dietro a loro Sam e Polly, e tutti insieme lo seguirono, guardandosi tra loro stupiti.
Attraversarono il grande salone pavimentato in pietra, seguendo il re attraverso l'enorme camera, e poi passarono da una porta laterale, mentre i cavalieri intorno alla tavola si sedettero lentamente, riprendendo il pasto.
McCleod camminò in silenzio, procedendo lungo uno stretto corridoio illuminato da torce, con Caitlin, Caleb, Sam e Polly che lo seguirono. Gli antichi corridoi in pietra li condussero a destra e a sinistra, conducendoli ad una scalinata.
McCleod estrasse una torcia dalla parete e la utilizzò per illuminare l'oscura scalinata, facendo fronte alla apparente oscurità. Mentre camminavano, Caitlin cominciò a chiedersi dove lui li stesse portando esattamente. Che cosa aveva da mostrare loro? Un'antica arma di qualche sorta?
Infine, raggiunsero un piano sotterraneo, ben illuminato dalle torce, e Caitlin si stupì di quanto vide. Il basso soffitto ad arco luccicava, placcato in oro. Caitlin vide le immagini illustrate di Cristo, di Cavalieri, scene tratte dalla Bibbia, mescolate insieme a vari strani segni e simboli. Il pavimento era composto da antica pietra consumata, e Caitlin non riuscì a fare a meno di credere che fossero entrati in una stanza che conteneva un tesoro segreto.
Il cuore di Caitlin cominciò a battere più velocemente, non appena percepì che qualcosa d'importante li stesse aspettando. Lei camminò più veloce, cercando di stare al passo del sovrano.
“La stanza del tesoro del clan dei McCleod per migliaia di anni. E' qui sotto che custodiamo il nostro tesoro più sacro, armi e possedimenti. Ma c'è un solo possedimento che è più importante, più sacro di tutti loro messi assieme.”
Lui si fermò e si voltò verso di lei.
“Si tratta di un tesoro che abbiamo custodito solo per te.”
L'uomo si voltò e sollevò una torcia, prendendola da una parete laterale, e, non appena lo fece, una porta nascosta nella parete si aprì immediatamente nella pietra. Caitlin fu stupita: non aveva idea che fosse lì.
McCleod si voltò e li condusse lungo un altro corridoio tortuoso. Infine, si fermarono in una piccola area, una nicchia. Davanti a loro, c'era un trono su cui giaceva un solo oggetto, un piccolo scrigno del tesoro, coperto di pietre preziose. La luce della torcia scintillava sopra di esso, illuminandolo, e McCleod si avvicinò con attenzione e lo sollevò.
Lentamente, sollevò il coperchio. Caitlin non riusciva a crederci.
Lì, all'interno dello scrigno, c'era un singolo pezzo di pergamena, un colore sbiadito e antico, raggrinzito e diviso a metà. Era coperto da un'antica calligrafia, con una scrittura delicata, in un linguaggio che Caitlin non riconosceva. Lungo i bordi c'erano lettere multicolori, disegni e simboli, e al centro c'era un disegno, semicircolare. Ma, dato che era divisa a metà, Caitlin non riuscì a comprendere che cosa fosse.
“Per te,” lui disse, sollevandolo cautamente e dandolo a lei.
Caitlin tenne il pezzo di pergamena, sentendolo spiegazzarsi tra le sue mani, e lo sollevò alla luce della torcia. Era una pagina strappata, probabilmente da un libro. Con tutta la sua delicata simbologia, sembrava una vera opera d'arte.
“E' la pagina mancante del Libro Sacro,” McCleod spiegò. “Quando troverai il libro, quella pagina sarà completa. E quando ciò avverrà, troverai la reliquia che stiamo tutti cercando.”
Lui si voltò e la guardò.
“Il Sacro Graal.”
CAPITOLO SETTE
Caitlin sedeva ad uno scrittoio nella sua grande stanza nel Castello di Dunvegan, guardando fuori dalla finestra verso il tramonto. Esaminò la pagina strappata che McCleod le aveva dato, tenendolo in alto, esposto alla luce. Lei fece scorrere lentamente le dita lungo le lettere latine stampate in oro. Sembravano ed erano antiche. L'intera pagina era decorata in modo splendido, con disegni complessi, e Caitlin si meravigliò dei colori lungo i bordi della carta. Allora, comprese che quei libri erano fatti per essere vere opere d'arte.
Caleb era steso nel loro letto, mentre Scarlet e Ruth erano distesi su una pila di coperte davanti al camino, dall'altro lato della stanza. Quella stanza era così ampia, che, persino con tutti loro all'interno, Caitlin si sentì sola con i suoi pensieri. Nella stanza adiacente, lo sapeva, c'erano Sam e Polly. Era stata una lunga giornata, e poi avevano partecipato ad un interminabile banchetto con il covo di Aiden e gli uomini del re, e tutti si stavano preparando per la notte.
Caitlin non riusciva a smettere di pensare alla pagina strappata, all'indizio: dove l'avrebbe condotta? Avrebbe trovato la quarta chiave? Suo padre ci sarebbe stato questa volta? Forse era nelle vicinanze ad aspettarla? Il suo cuore batté più forte al solo pensiero. Avrebbe finalmente trovato lo scudo? Tutto questo sarebbe finito? E che cosa avrebbe fatto allora? Dove sarebbe andata dopo?
Era fin troppo opprimente per lei. Sentiva di doversi semplicemente concentrare sull'indizio davanti a lei, di dover fare un passo alla volta. Pensò a ciò che McCleod aveva detto del Sacro Graal. Le aveva detto che lui ed i suoi uomini avevano dedicato la loro vita a cercarlo. Che, secondo la leggenda, sarebbe giunta una donna e li avrebbe condotti al sacro oggetto. Lui credeva che lei, Caitlin, fosse la donna in questione. Il che spiegava perché lui le aveva dato il suo prezioso indizio, l'antico pezzo di carta.
Ma Caitlin non ne era così sicura. Il Graal era solo un mito? O era vero? E come era connesso alla sua ricerca?
Caitlin non sapeva dove tutto questo l'avrebbe condotta, ma, mentre rifletteva, si rese conto che, ancora una volta, aveva finalmente trovato un posto, in quel castello, con quelle persone, dove provava un senso di pace e conforto. Si sentiva a casa a Skye, in quel castello, con quel re, e, naturalmente, di nuovo nel covo di Aiden. Lei era elettrizzata per essersi riunita con Caleb, Scarlet, Sam e Polly. Finalmente, tutto sembrava al posto giusto nel mondo. Faceva freddo ed era ventoso lì fuori, e, con il fuoco scoppiettante nel suo camino, si stava bene. Caitlin non aveva davvero alcuna intenzione di avventurarsi là fuori a cercare altri indizi. Voleva restare nella stanza. Riusciva a vedere se stessa costruire una casa lì con Caleb, Scarlet e Ruth.